Nella Vizzini solenne di Giovanni Verga.

Blasco da Mompracem
4 min readDec 25, 2023

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Arroccato tra i monti Iblei, Vizzini è un paese cuspide dove si incrociano tre province: se guardi le montagne in una direzione è siracusano, se volgi lo sguardo più in là diventa catanese, se torci ancora il collo è Ragusa. Questa parte di Sicilia è più silenziosa, almeno nei suoi borghi incastonati
divinamente tra conche e rilievi di fiorente vegetazione. A queste latitudini le tracce dell’uomo speculativo novecentesco sono molto rare. La furia del
cemento si è abbattuta principalmente sulle aree costiere, più facilmente
sfruttabili da un punto di vista economico, mantenendo l’entroterra poco
antropizzato.

La solennità di un’aristocrazia longeva e millenaria s’ode ancora dalle facciate barocche di palazzi espressione di prestigio e radicamento. La conformazione del paese rimanda a ordini che non fanno capo a schemi moderni e industriali, ma si rifà ad assetti che trovano linfa nel groviglio della sua stessa impostazione labirintica, che ne emana luce e orientamento. Inoltrarsi in questi luoghi stanca l’uomo moderno, abituato a un comfort perenne e indottrinato a star seduto per consumare meglio. Eppure l’estetica ha qui un senso. La ricerca di un’armonia gloriosa col paesaggio idilliaco si interseca con l’anima di una popolazione ultrasecolare legata sia a un contado unito che a un’aristocrazia illuminata. Vizzini è uno dei magnifici gioielli ancora poco esplorati di questo scrigno d’infinita sorpresa che è l’Isola di Sicilia.

Colpisce la sua pietra, che ne ha plasmato l’identità, mentre una piazza
accogliente invita alla contemplazione di un paesaggio vivo, vibrante e dai
colori contagianti concordia. Da qui si manifesta la consapevolezza che
preservare un luogo dai tentacoli del cemento ha effetti benefici, nelle virtù come nelle gentilezze di un popolo. Andando a piedi verso il cuore del borgo si diffonde un’antica cittadina, che si scala più che si cammina. Tortuosa e tonificante, in linea con l’uomo premoderno, la sua conformazione è espressione di una vita che fu dedita all’impegno. Non divenne mai assoggettata ai valori industriali che hanno trasformato l’uomo in una inedia carnivora, incapace di fortificare il suo corpo col dinamismo e allenarlo alla ricezione di quegli elementi che danno forma allo spirito.

Vizzini si dimena tra stretti vicoli con ampi scaloni e chiese icone d’un tempo dove l’ecclesiastico dettava il ritmo della conoscenza e del Sapere. È in questa magnifica Medina, ennesima dimostrazione di inestricabile arabità della nostra terra, che l’uomo torna tutt’uno con l’eterno. E le poche macchine che pigre ronzano intorno, manifestano la loro inesattezza al disegno in atto di omologazione sociale. Tra meandri mai uguali ma sempre affini, Vizzini si inerpica nello stupore d’una esplorazione sempre rivelatrice, mentre dirama il dubbio sui principi cardine del progresso, il suo successo e la sua educazione al materiale.

Perché qui, in questi borghi di vita secolare, che oggi ospitano poche migliaia di anime, si è sviluppata la più alta letteratura del Novecento italiano? Com’è possibile che un autore come Giovanni Verga, che studiamo nelle scuole d’ogni ordine e grado e di cui Vizzini ospita lo splendido Museo dell’immaginario verghiano, provenga da questo luogo così infinitesimale nella grandezza della Sicilia? Cos’ha di magico questo luogo, che amalgama natura e ingegno umano, da essere stato la forza motrice d’una delle penne più importanti di ogni tempo? E così nella vicina Mineo, con l’altro padre del verismo Luigi Capuana, o nelle più sudiste Comiso e Racalmuto, terre fautrici di pensieri magnifici come quelli di Bufalino e Sciascia. La realtà è che la ricerca di queste verità è dimostrabile solo in ciò che si può carpire senza definire. Ed emana ancora, questa terra con il suo circondario, una sensazione di inebriante riflessione, con i sensi che non si sono piegati alla ragione e allo schema . Qui, ancora, si respira aria di solennità, si immaginificano cavalli e venditori di fieno, artigiani lenti e infanti gridanti di gioia nel nascondersi. Lo vedo ancora il tessitore di ceste, lo stanco contadino a dorso di mulo, mentre l’emancipato aristocratico da queste odori trae spunto per la sua visione. E nulla emblema di più questi ingranaggi, che ridanno vita al magnifico mentre si rigetta la frenesia e l’obiettivo. La Sicilia è uno degli ultimi luoghi d’Occidente dove ancora lo scrittore vive tumulti che ne esaltano la creazione e Vizzini è una delle sue più alte espressioni.

Roberto Bruccoleri, autunno 2023

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Written by Blasco da Mompracem

Un blog dedicato alla scrittura e alla letteratura di viaggio

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