Tre brevi libri di viaggio da leggere in un week-end
Sono le sette di sera di venerdì, anche se è inverno viene voglia di uscire, la serata è mite e le osterie invogliano. Invece decido di leggere dei libri brevi, che avevo selezionato nei giorni precedenti. Una sorta di racconti lunghi ma indipendenti, ognuno in grado di trascinare in un diverso luogo, ognuno con la propria introspettiva ricerca della spiritualità, da ritrovare nei relitti in fondo al mare di barche affondate secoli fa, o nel bosco postatomico di una Černobyl’ spettrale, o nelle antiche leggende popolane dei paesi della Lucania. A ognuno il proprio luogo e la propria fonte d’ispirazione e pace interiore, a ognuno il proprio villaggio vivente nella memoria, a cui l’immagine e il cuore tornano sempre di nuovo, e che l’opera di scienza o di poesia riplasma in voce universale (cit. Ernesto De Martino,”L’etnologo e il poeta”).
- “I custodi degli abissi. Piccolo trattato sui naufragi del tempo.” - Pietro Spirito - Ediciclo Editore
Tempo di lettura: 2 ore
Un’immersione, nel mare e nella vita di ciò che rimane sepolto, un relitto, ma sempre dirompente nella sua forza, nell’evocare flussi dello spirito e del tempo, ricordi che riaffiorano con la forza di un nubifragio, di secoli d’acque che testimoniano il sommerso che non muore, che si reincarna nel simbolo dell’eterno. Un viaggio in fondo all’Adriatico, in quegli abissi dove la luce si fa fosca e le visioni prendono nuova vita.
2. “Una passeggiata nella zona.”- Markiyan Kamysh - Keller Editore
Tempo di lettura: 7 ore
Andare per la zona, per l’inaccessibile, per il radioattivo. Per l’abbandono che riprende vigore, per il degrado che si fa creazione e rifugio. Il bosco, immenso e riecheggiante, la città abbandonata e i suoi fragori, la sue scorie, e l’aurea di postatomico che fa vibrare l’atmosfera. Un viaggio nel fantasma di Černobyl’ e nei suoi sconfinati paesaggi e villaggi, in compagnia di un autore geniale, acido e vorticoso. Descrizioni di stati d’animo intense, terra di metalli radioattivi e di un esercito di balordi, moderni Thoreau in versione post soviet, anarchi jungeriani dell’estremo passaggio al bosco. Una scrittura che ricalca la scuola degli acid soviet di cui Limonov e Erofeev furono i pionieri nei gloriosi settanta d’oltre cortina. Un libro che lascia storditi, che manifesta adrenalina, istiga al salto e alla ricerca dell’equilibrio. Una penna che osanna la terra e storicizza il post Černobyl’, oltre a narrarci di un eclettico turismo illegale nella Zona fatto di audacia, avventura, esplorazione, paura, forza, carattere, determinazione, fuga, ritorno. Ma anche di sacco a pelo, tanta vodka, falò con le sedie abbandonate, correre con la neve fino al bacino, dominare la visuale di Pryp”jat’ fantasma, perdersi per giorni per la Zona, affidandosi all’istinto e ai cursori dei sensi. Libro totale, scrittura di rottura e contro il turismo del confort schiavo dell’immagine, nulla di paragonabile in giro sul fronte scrittura di viaggio contemporanea.
3. “Vito balla con le streghe”- Mimmo Sammartino - Hacca editore
Tempo di lettura: 30 minuti
Una favola, un’usanza che si è tramandata nei secoli e che scorre rapida su poche pagine pregne di amore per un terra che rievoca il tempo e l’infinito. La Lucania e le sue fortificate tradizioni popolari, che ancora resistono a un mondo che vorrebbe omologare tutto per vedere ovunque solo il medesimo. Mimmo Sammartino è un poeta della terra, un illustratore dei profondi solchi dell’anima umana, che in questa ode alle sue tradizioni ci ricorda l’importanza dello spazio in cui viviamo, che non esiste solo l’urbanizzazione come modello sociale e che dovremmo tornare a leggere gli astri dei luoghi della nostra esistenza.
Così termina il fine settimana, con dieci ore dedicate alla lettura ho visitato tre luoghi diversi, in tre differenti dimensioni, con tre differenti autori, e tre case editrici di prestigio, eleganti e raffinate ognuna con la propria peculiarità.